Doppio lavoro e licenziamento per giusta causa: cosa dice la legge

Fare un secondo lavoro può portare al licenziamento? Scopri cosa dice la legge sul doppio impiego e quando si rischia il licenziamento per giusta causa.

Doppio lavoro e licenziamento per giusta causa: cosa dice la legge

In un mercato del lavoro sempre più flessibile e articolato, molti lavoratori si trovano a dover valutare la possibilità di svolgere un secondo impiego per integrare il proprio reddito o coltivare una passione parallela. 


Tuttavia, il tema del doppio lavoro solleva numerosi interrogativi di natura legale, soprattutto quando può interferire con gli obblighi assunti nei confronti del primo datore di lavoro.


In determinati casi, infatti, l’attività lavorativa parallela può configurare una violazione tale da giustificare il licenziamento per giusta causa. 


Questa guida si propone di illustrare con chiarezza e completezza cosa prevede l’ordinamento giuridico italiano in merito al doppio lavoro, quali sono i limiti imposti dalla legge e dalla giurisprudenza, e in quali circostanze un secondo impiego può comportare la cessazione immediata del rapporto lavorativo principale.

Cosa si intende per doppio lavoro e quando è legittimo

Prima di analizzare gli effetti legali del doppio impiego, è fondamentale chiarire cosa si intende per doppio lavoro e quali sono le condizioni che lo rendono compatibile con le norme vigenti.

Il concetto di doppio lavoro nel diritto italiano

Nel contesto normativo italiano, il "doppio lavoro" si riferisce alla situazione in cui un lavoratore subordinato esercita due attività lavorative contemporaneamente. 


Queste attività possono essere simili o completamente diverse tra loro, ed essere svolte sia per datori di lavoro distinti sia come attività autonoma in parallelo al lavoro dipendente.


La legge italiana non vieta in modo assoluto il doppio impiego, ma stabilisce dei limiti ben precisi per garantirne la compatibilità con gli obblighi contrattuali e con il principio di correttezza nei confronti del datore di lavoro principale.


L’articolo 2105 del Codice Civile sancisce l’obbligo di fedeltà del lavoratore, il quale è tenuto a non trattare affari in concorrenza con il datore di lavoro e a non divulgare notizie riservate. 


Questa norma costituisce il fondamento su cui si basano molte delle controversie legate al doppio lavoro. 


Inoltre, in alcuni contratti collettivi nazionali o individuali possono essere inserite clausole specifiche che regolano l’eventuale autorizzazione al secondo impiego.

Le condizioni di compatibilità tra doppio lavoro e contratto principale

Per considerare legittimo il doppio lavoro, devono essere rispettate alcune condizioni fondamentali.


Innanzitutto, il secondo impiego non deve interferire con lo svolgimento delle mansioni previste dal contratto principale, né compromettere l’efficienza o la disponibilità del lavoratore. 


È inoltre essenziale che non si verifichi alcun conflitto di interessi, ossia che l’attività secondaria non sia in concorrenza, diretta o indiretta, con quella svolta per il datore di lavoro originario.


Un altro elemento cruciale è il rispetto dell’orario di lavoro massimo previsto dalla legge, secondo quanto stabilito dal Decreto Legislativo n. 66/2003, che regola i tempi di lavoro e di riposo.


Infine, il lavoratore è tenuto a informare preventivamente il datore di lavoro qualora l’attività extra potesse in qualche modo influire sul rapporto principale, anche solo sotto il profilo organizzativo o della sicurezza sul lavoro.

I casi in cui è necessaria l'autorizzazione del datore di lavoro

In alcuni settori, specialmente nel pubblico impiego, l’autorizzazione preventiva del datore di lavoro per l’esercizio di un secondo lavoro è un requisito imprescindibile. 


L’articolo 53 del Decreto Legislativo n. 165/2001 prevede che i dipendenti pubblici non possano svolgere incarichi retribuiti senza autorizzazione, pena la nullità dell’incarico stesso e la restituzione dei compensi percepiti.


Nel settore privato, invece, l’obbligo di richiesta dell’autorizzazione dipende dalle clausole contrattuali e dalla normativa interna all’azienda. 


Anche in assenza di un divieto esplicito, è sempre consigliabile adottare un comportamento trasparente e comunicare eventuali attività parallele, per evitare future contestazioni o addebiti disciplinari.

Quando il doppio lavoro può giustificare il licenziamento

Esistono situazioni in cui il secondo impiego si configura come una grave violazione contrattuale, tale da determinare la risoluzione immediata del rapporto di lavoro.

Il licenziamento per giusta causa: definizione e presupposti

Il licenziamento per giusta causa, disciplinato dall’articolo 2119 del Codice Civile, rappresenta una forma di risoluzione del rapporto lavorativo che non prevede preavviso, in quanto motivata da un fatto così grave da non consentire la prosecuzione, neppure temporanea, del rapporto stesso. 


Si tratta quindi di una misura estrema, giustificata da una condotta del lavoratore che lede in modo irreparabile il vincolo fiduciario con il datore di lavoro.


Nel caso del doppio lavoro, la giusta causa può essere invocata quando l’attività secondaria comporta un pregiudizio concreto per l’azienda, come ad esempio una riduzione delle prestazioni, una concorrenza sleale o la violazione di specifici obblighi contrattuali. 


In questi casi, il datore di lavoro può procedere con il licenziamento immediato, senza dover rispettare il periodo di preavviso e senza corrispondere l’indennità sostitutiva.

Attività in concorrenza e violazione dell’obbligo di fedeltà

Uno dei casi più frequenti in cui il doppio lavoro configura una giusta causa di licenziamento è l’esercizio di un’attività in concorrenza con quella del datore di lavoro principale. 


Questo tipo di condotta viola l’articolo 2105 del Codice Civile, che impone al lavoratore il dovere di fedeltà e riservatezza. 


Ad esempio, un dipendente di un’agenzia pubblicitaria che svolge nel tempo libero consulenze per clienti diretti senza informare l’azienda, sta agendo in conflitto di interessi.


Anche l’utilizzo di informazioni riservate acquisite sul posto di lavoro per avvantaggiare l’attività parallela costituisce un grave illecito disciplinare. 


In simili circostanze, la giurisprudenza ha più volte confermato la legittimità del licenziamento per giusta causa, sottolineando la necessità di tutelare l’integrità del rapporto fiduciario tra le parti.

Incompatibilità tra le due attività e danno all’organizzazione aziendale

Oltre alla concorrenza diretta, un’altra situazione che può condurre al licenziamento è l’incompatibilità tra il secondo impiego e le esigenze organizzative dell’azienda. 


Se l’attività extra riduce la disponibilità del lavoratore, ne compromette la concentrazione o lo espone a rischi fisici che si riflettono sulla performance lavorativa, il datore di lavoro può valutare la sussistenza di una causa legittima di licenziamento.


Anche i casi di assenteismo ingiustificato o di simulazione di malattia per dedicarsi al secondo lavoro possono rappresentare una violazione disciplinare grave. 


In tali circostanze, il lavoratore viene meno al dovere di diligenza previsto dall’articolo 2104 del Codice Civile, rendendo possibile l’interruzione unilaterale del rapporto lavorativo senza preavviso.

Cosa stabiliscono la giurisprudenza e i contratti collettivi

Il quadro normativo viene ulteriormente delineato dalle interpretazioni giurisprudenziali e dalle disposizioni contenute nei contratti collettivi di categoria.

L’orientamento della giurisprudenza italiana

La Corte di Cassazione e i giudici del lavoro hanno avuto più volte occasione di pronunciarsi sulla liceità del doppio lavoro e sulla configurabilità della giusta causa di licenziamento in presenza di un secondo impiego. 


Gli orientamenti sono generalmente coerenti nel ritenere che il doppio lavoro non è di per sé illecito, ma può diventarlo quando pregiudica gli interessi del datore di lavoro o viola obblighi contrattuali specifici.


Ad esempio, la Suprema Corte ha ribadito che lo svolgimento di un’attività lavorativa durante un periodo di malattia, se incompatibile con lo stato di salute dichiarato, costituisce un abuso sanzionabile con il licenziamento. 


Allo stesso modo, è stata riconosciuta la legittimità del licenziamento in caso di danno all’immagine aziendale derivante da attività collaterali svolte in contesti pubblici o concorrenziali.

Clausole contrattuali e codice disciplinare aziendale

All’interno dei contratti collettivi nazionali (CCNL) e dei regolamenti aziendali, possono essere inserite clausole specifiche che vietano o regolano l’esercizio di un secondo lavoro. 


Tali clausole hanno valore vincolante e possono prevedere anche l’obbligo di informativa preventiva o la necessità di autorizzazione formale.


Il codice disciplinare aziendale, affisso in luoghi accessibili o pubblicato nella intranet aziendale, può contenere disposizioni in materia di doppio lavoro, con l’indicazione delle sanzioni applicabili in caso di violazione. 


Il rispetto di tali normative interne costituisce parte integrante dell’obbligo di diligenza e correttezza a cui ogni lavoratore è tenuto nell’ambito del rapporto contrattuale.

Come tutelarsi per evitare il licenziamento

Per non incorrere in contestazioni disciplinari o in provvedimenti estremi come il licenziamento per giusta causa, è consigliabile adottare alcune precauzioni. 


Innanzitutto, è fondamentale leggere attentamente il contratto individuale e il CCNL di riferimento, per verificare l’eventuale presenza di divieti o condizioni specifiche relative al doppio lavoro.


In caso di dubbi, è utile rivolgersi a un consulente del lavoro o a un legale specializzato in diritto del lavoro.


In secondo luogo, la trasparenza nei confronti del datore di lavoro rappresenta una tutela importante. 


Informare preventivamente l’azienda di eventuali attività extra, anche se marginali, permette di valutare insieme la compatibilità e prevenire conflitti futuri. 


Infine, è buona norma monitorare costantemente l’impatto del secondo lavoro sulla propria efficienza e sulla disponibilità nei confronti dell’impiego principale, per evitare situazioni di sovraccarico o di ridotta produttività che potrebbero essere interpretate come mancanza di diligenza.

Adesso sai cosa dice la legge in merito al licenziamento per giusta causa in relazione al doppio lavoro

Questa guida ha fornito una panoramica completa del quadro normativo e giurisprudenziale in materia di doppio lavoro e licenziamento per giusta causa. 


Comprendere i limiti imposti dalla legge, i diritti e i doveri delle parti, nonché le possibili conseguenze di comportamenti ritenuti scorretti, è essenziale per orientarsi con consapevolezza in un contesto lavorativo sempre più complesso e dinamico.


Informazioni prese dal sito: https://www.inside.agency/indagini-sui-dipendenti/investigazioni-doppio-lavoro